Val Tiberina

La Valtiberina umbra comprende quella parte di terrirorio della provincia di Perugia situato all'interno dei comuni di: Citerna, Città di Castello, Lisciano Niccone, Monte Santa Maria Tiberina, Montone, Pietralunga, San Giustino e Umbertide.

La vocazione agricola in area di mezzadria trova traduzione spaziale nella tipologia dell'insediamento sparso. Le concentrazioni insediative a Città di Castello, San Giustino e Umbertide sono state determinate dall'agricoltura meccanizzata e dallo sviluppo di attività manifatturiere. I processi di modernizzazione dell'agricoltura sono stati supportati dalle produzioni artigianali (carta, tipografia, mobili in stile, tessuti) che hanno dato vitalità all'industrializzazione della valle con fabbriche di macchinari e stabilimenti agroalimentari.

L'ambiente

La Valtiberina identifica un tratto dell'alto corso del fiume Tevere, che si sviluppa con orientamento nord-sud da Albiano (in territorio aretino) fino a Umbèrtide. A nord, tra Sansepolcro e San Giustino, passa il confine, solo amministrativo, tra Toscana e Umbria, ereditato dall'organizzazione politica quattrocentesca e significativo di una storica vocazione alla bipolarità. La fragilità dell'integrazione territoriale è infatti fenomeno definito già in età medievale, quando le due porzioni della valle risultano distinte in «Piano di Sopra» e «Piano di Sotto», gravitanti il primo su Sansepolcro e città di Castello, l'altro su Perugia.

Per quanto riguarda l'ambito geografico è definito dalle circostanti regioni montuose. A nord-ovest la valle è separata dal bacino dell'Arno da una serie di rilievi elevati tra i 974 m dell'Alpe di Poti e i 1415 del monte il Castello, culmine dell’Alpe di Catenaia. A est, lo spartiacque con la Marecchia è segnato dalla dorsale dell'Alpe della Luna m 1454, con i valichi di Bocca Trabaria m 1049 e di Bocca Serriola m 730. A sud, ne segna il limite il monte Acuto m 926.

L'insediamento umano nell'alta valle del Tevere è stato favorito da un habitat ricco di acque e da un substrato argillo-sabbioso. L’intensificazione del popolamento dovette avvenire soprattutto nel Neolitico. In età preromana il Tevere divenne confine di riferimento tra Etruschi e Umbri, stanziati i primi sulla destra idrografica (ovest) e i secondi nel territorio sull’opposta sponda; le città che sorgevano lungo le rive godevano naturalmente di una posizione privilegiata, tanto più che il fiume, navigabile per un lungo tratto, consentiva il trasporto di merci nelle due direzioni, mettendo così in relazione i centri della costa tirrenica con quelli dell'interno. In epoca romana, il Tevere, non più linea di confine fra nazioni diverse, fu utilizzato come grande via di comunicazione e di rifornimento della capitale.

La storia

Al tempo della dominazione longobarda, la Val Tiberina rimase sotto il controllo bizantino facendo parte di quel «corridoio» che collegava l'Esarcato con Roma. In età comunale, alleanze, scontri e conseguenti dipendenze scandirono le vicende dell'area, dove gii interessi politici di Arezzo, Perugia e il Montefeltro entrarono in conflitto con la volontà di autonomia dei Comuni, primo fra tutti Città di Castello al cui territorio diocesano appartenne, fra XIII e XIV secolo, per la quasi totalità.

L'affermazione e la persistenza del ruolo di vera e propria città esercitato da Città di Castello, dotata di ampia autonomia politica e culturale fino a tutto il XV secolo, è fenomeno peculiare dell'alta valle del Tevere, terra di confine ed eccentrica rispetto alle aree di influenza dei grandi centri del potere. Questa egemonia, che sotto la signoria dei Vitelli trova piena espressione anche in ambito propriamente artistico e culturale, si proietta nel contado agricolo fitto di borghi e di ville, nel quale la città si pone come unico centro ordinatore.

Nella porzione meridionale della valle sono invece le grandi abbazie benedettine a strutturare il territorio tra XI e XIII secolo, avviando quei processi di colonizzazione agricola della pianura e di sfruttamento della montagna che verranno portati a compimento con le bonifiche e i diboscamenti promossi dal Comune perugino, nei cui domini il Piano di Sotto fino a Umbertide entra a far parte fra XIII e XIV secolo. L'articolazione degli ambiti del potere politico e la necessità di controllare l'importante via di comunicazione generano il fenomeno dell'incastellamento, che dissemina un reticolo eccezionalmente fitto e diffuso di fortificazioni. All'accordo politico tra la Chiesa e lo Stato fiorentino, ratificato nel 1441 da papa Eugenio IV e Cosimo il Vecchio, si deve la definitiva divisione amministrativa della valle ricalcata dall'attuale confine regionale.

L'economia

Le favorevoli condizioni ambientali hanno da sempre permesso un intenso sfruttamento agricolo, sia nel fondovalle, ricco di acqua, che nella fascia collinare soprattutto alla sinistra idrografica, ampia e soleggiata, mentre sull'altro versante prevale la copertura boschiva. La vite è diffusa in particolare nei comuni di Città di Castello e di Umbertide, dove è alternata all'olivo, in generale meno esteso; nella zona collinare prevalgono le forme policolturali che, assieme allo sfruttamento dei boschi e dei castagneti sulle montagne, ora spopolate, costituivano in passato una voce significativa dell'economia tradizionale.

Fondamentale importanza ha sempre rivestito lo sfruttamento dei fertili suoli della piana irrigua, nei quali si pratica la coltivazione del tabacco. Introdotta a Sansepolcro nel 1575, fu fonte di ricchezza per il territorio franco di Cospaia, al confine tra gli Stati pontificio e mediceo verso i quali non aveva alcun obbligo fiscale. Quando nel 1826 Cospaia passò sotto il controllo della Chiesa, la remunerativa coltivazione si estese in tutta l'area (oggi si concentra soprattutto nel Tifernate) divenendo la base del sistema agricolo valtiberino ed elemento caratterizzante del paesaggio agrario. Monumentali testimonianze della tabacchicoltura artigianale sono i grandi essiccatoi a fuoco indiretto, ormai per lo più allo stato di abbandono ma ben riconoscibili per i numerosi comignoli divenuti presenza tipica nelle campagne.